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Elezioni, quella sui giovani euro-scettici è una bufala. I temi chiave lavoro e clima – Video

di Mario Neri
Elezioni, quella sui giovani euro-scettici è una bufala. I temi chiave lavoro e clima – Video

In Toscana 32mila neo-diciottenni al voto, in Italia il 67% dichiara che voterà alle Europee

05 giugno 2024
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Neanche a dirlo, si informano sui social. Più della metà dei ragazzi si fa un’opinione politica scrollando reel e card su Instagram e TikTok, magari frugando nelle stories dei leader. In Italia sempre la metà di loro dichiara di farlo ancora (e anche) attraverso la tv, un media di fatto considerato jurassico invece per i coetanei di altri paesi europei. Ma soprattutto, dalla Svezia a Malta, dal Portogallo alla Polonia, tutti dichiarano di voler andare a votare. In massa. È pronto a farlo il 64% degli euro-giovani nel Vecchio Continente, in Italia la percentuale sale addirittura fra il 67 e il 68% (solo l’11% dichiara di non votare, il 9% è indeciso).


Dipende dagli studi sulla partecipazione. I più recenti sono entrambi elaborazioni di Ipsos per Eurobarometro, un centro studi della commissione Ue, e per l’Istituto Toniolo, un hub scientifico dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. E in entrambi i casi ci raccontano una previsione in controtendenza rispetto alle “cassandre” dell’astensione molto in voga nelle ultime settimane nel dibattito pubblico sulle Europee, convinte che l’8 e il 9 giugno più della metà dell’elettorato se ne starà a casa o andrà al mare. Altro che sfiducia e mestizia elettorale, i giovanissimi sono carichi di speranze comunitarie; altro che euro-scettici. Se il continente non fosse “vecchio” di nome e di fatto, la Gen Z costringerebbe quasi tutti i partiti politici in corsa per Bruxelles e Strasburgo a rivoluzionare la propria agenda politica e i propri programmi.


In Toscana i diciottenni chiamati per la prima volta al voto sono 32.338 (16.682 maschi e 15.656 femmine) se si considerano i teenager che hanno raggiunto la maggiore età fra luglio 2023 e maggio di quest’anno e dunque che non hanno avuto di fronte nessun appuntamento elettorale, nemmeno per eleggere il sindaco. Se invece si prendono in considerazione i ragazzi che hanno fatto i diciotto anni dopo le Politiche del 2022, il numero sale a 56.525 elettori. In Italia i giovani al debutto con le urne sono 2,7 milioni, il 5,9% dell’elettorato.

«La minoranza, purtroppo – dice Alessandro Rosina, professore di statistica della Cattolica e ricercatore che ha coordinato il report per l’istituto Toniolo – L’errore che fa la politica è di avere una visione di corta gittata. Quasi nessun partito parla a questi ragazzi perché non conviene. La maggioranza dell’elettorato infatti è adulta o addirittura anziana. Eppure, sono loro, i giovani, che fanno la differenza, valgono quel 2-3% che potrebbe spostare l’asticella del consenso di una forza politica».

Non solo, dice il professor Rosina, basare la propria proposta culturale e politica sull’ascolto dei giovani consentirebbe ai partiti di costruire una base elettorale che ha molto più futuro di quella anziana, destinata a durare meno e a mutare, seppur lievemente, sempre le proprie aspettative. Ma quali sono i temi più sentiti dai giovani fra i 15 e i 30 anni che fra quattro giorni entreranno per la prima volta nella cabina elettorale? Eurobarometro e Istituto Toniolo danno risultati leggermente diversi ma non troppo distanti.

I temi caldi: pace, lavoro, povertà e cambiamento climatico

Per il primo report, condotto ad aprile un campione rappresentativo di 26.189 giovani dei 27 Paesi membri, in cima alla lista delle priorità ci sono pace, lotta alla povertà, diritti umani, lavoro e cambiamento climatico. Per il centro milanese, i ragazzi italiani guardano all’Europa per avere più sviluppo economico, meno disoccupazione e maggiore attenzione al cambiamento climatico.

«Nonostante nel dibattito pubblico si discuta molto di uno spettro astensione – dice Salvatore Vassallo, politologo all’università di Bologna e direttore dell’Istituto Cattaneo – gli ultimi dati sulla propensione alla partecipazione ci dicono che sarà buona per tutto l’elettorato, non solo per i giovani. Sono due i temi a mobilitarlo: 1) la guerra e il senso di insicurezza che genera e forse l’idea che l’Europa possa giocare un ruolo di protezione; 2) il cambiamento climatico, poiché se è veroc che c’è una componente che lo ritiene ambientalismo ideologico, sta crescendo la fetta di popolazione europea, in particolare i giovani, che lo considera una sfida cruciale».

In Italia, secondo un’indagine Ipsos, alle scorse europee il 50,5% degli elettori con età compresa fra i 18 e i 34 anni non si è recato alle urne. E non è andato alle urne il 44% degli elettori con un’età fra 35-49 anni, il 40,5% della fascia 50-64 anni e il 48,6% degli ultra 65enni. La GioventUe, però, dice Eurobarometro, sarà ancora una volta il motore della partecipazione. Andranno al voto 20 milioni di giovani. Nel 2019 quelli sotto i 25 anni fecero registrare +14% di partecipazione. E questa volta? I sondaggisti sono pessimisti. Ma un recente sondaggio di Eurobarometro ribalterebbe i pronostici. Il 74% degli intervistati dichiara di sentirsi cittadino europeo, e la fiducia nell’Ue è salita al 49%. Unico neo? La fiducia crolla se rivolta ai partiti (20% in Ue, 18% in Italia). Fra i giovani, il 31% dichiara che non si informerà sui loro programmi. Perché? «Non serve a niente». Il 17% non si fida della politica, e così il 16% non crede che l’Ue possa risolvere i problemi, il 15% non si riconosce in nessun partito. Se i partiti continuano così avranno una GioventUe bruciata.


 

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